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| . Spazi di confine
E' passato oltre un anno dalla comunicazione che ricevemmo dai media nella primavera del 2007, ossia che la Commissione teologica internazionale (un organismo costituito dal Vaticano all'interno della Congregazione per la dottrina della fede, presieduta da Ratzinger prima della sua nomina a pontefice) aveva deciso di cancellare il limbo. Ovvero, aveva deciso che il limbo non esiste . Un decisione sofferta e travagliata: la notizia di un'imminente cancellazione era giunta alla stampa laica dapprima nell'ottobre 2006, poi sembrava fosse stata rinviata di un paio d'anni, poi a maggio 2007 la notizia ufficiale: il limbo non esiste più. Mi ci vollero mesi per riavermi da questa notizia e riuscire a parlarne in toni pacati. Quella che a me era parsa immediatamente una catastrofe, un evento epocale delle proporzioni della Muro di Berlino per un veterocomunista, o dell'11 settembre per un americano, suscitava da parte dei miei interlocutori una cortese condiscendenza. Nessuna indignazione. Possibile? Il mio allarme sorgeva: 1, dalla fine di un'epoca (immortalata non da un testo sacro, ma da un “volgare” poeta, Dante – permettetemi il gioco di parole! – che secoli orsono aveva creato uno spazio laico nell'aldilà cattolico – luogo ove “infanti e gente di molto valore eran sospesi” ); e 2, dalla possibilità che uno o più esseri umani (per quanto insignititi del sacro crisma) potessero arrogarsi seriamente il diritto di decidere dell'esistenza o meno di un luogo fittizio . Insomma: quale operazione culturale poteva nascondersi dietro l'atto di cancellare un luogo immaginario, topograficamente inesistente, escluso da tutte le geografie? Credo sia necessario addentrarsi nella mistica e nella teologia per comprendere appieno queste faccende metafisiche; ma anche restando su toni più “leggeri”, c'è da chiedersi: non è un po' come se qualche insigne critico letterario se ne uscisse fuori con la notizia che l'Isola-che non-c'è di Peter Pan non esiste? Oppure, se qualcuno ci informasse – un po' tardivamente, ma con caparbia autorevolezza – che Sherlock Holmes non ha mai abitato a Baker Street? … Capisco che la teologia crea “dogmi” e non finzioni letterarie; ma per chi non crede , dove risiede la differenza? … e di qui avrei voluto provocare gli alti prelati con una replica: perché mai dovremmo sottostare a decisioni del genere? Io voglio continuare a credere nell'Isola-che-non-c'è, così come continuo a essere assolutamente convinta che Sherlock Holmes risiedesse al numero 221b di Baker Street. E vi spiegherò perché voglio continuare a credere nel limbo. Il limbo è uno spazio liminale, interstiziale; un luogo di margine, di frontiera, una “interfaccia” culturale (si direbbe oggi più propriamente) fra contesti contrapposti. Un luogo, in un certo senso, di transito, di scambio, finanche di libertà: l'unico luogo laico dell'intera struttura dell'aldilà cristiano cattolico, ove paradiso e inferno si contendono da sempre le nostre anime. Non citato dalle Scritture, ignorato da tre Concili, portato di recente sulle grandi piazze e sul piccolo schermo dal grandissimo Benigni nelle sue lecturae dantis , è il solo territorio non inquinato dall'ortodossia e dai sacramenti. Suo scopo è accogliere le anime dei grandi pagani virtuosi dell'antichità, nonché quelle dei fanciulli innocenti che la morte prematura strappa al rito del fonte battesimale. Nonché ospitare chiunque si trovi “in transito”, in uno stato temporaneo di incertezza dello spirito e del giudizio. Che luogo meraviglioso doveva essere! Un giornalista si chiedeva giustamente: dove collocheremo Virgilio in una ipotetica versione aggiornata della Commedia dantesca? Se il limbo era luogo dignitoso da cui farlo provenire, potrà mai Dante essere guidato da un banale ospite dell'inferno? Oppure Virgilio avrà un avanzamento di carriera e sarà ammesso – in nome di una qualche tardiva ope legis dell'Onnipotente – ai fasti del Paradiso? E i bambini non battezzati riceveranno un sacramento frettoloso e si “salveranno”, diventando adulti ad honorem , anche se magari farebbero volentieri a meno dell'amore di Cristo e della misericordia di Dio? Se, infine, ci ricordiamo che il limbo risuona con quell'altro limbo che ci portiamo dentro, ovvero quel sofisticato e meraviglioso Sistema Limbico che comprende alcune regioni del diencefalo e del telencefalo che coordinano le afferenze sensoriali con le reazioni corporee, e che rappresentano il luogo di origine delle emozioni, nonché l'arena su cui si giocano comportamenti correlati con la sopravvivenza della specie e i processi di memorizzazione, non potremo che provare indignazione per la decisione dei teologi. Insomma: giu' le mani dal limbo. (a.c.)
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